Abbiamo
ambientato La città di Antigone in un centro commerciale, un non luogo fuori dagli spazi formali di rappresentazione
che ha messo a disposizione del teatro la sua architettura ben definita usata
non come scenografia ma come campo d’azione capace di strutturare la creazione
teatrale.
Un
luogo emblematico e democratico in cui si può raggiungere tutti per riflettere
e per ribadire che l’arte è dappertutto e dappertutto la si può portare.
Fare
teatro in uno spazio dove meno te lo aspetti, un ampio ingresso di un centro
commerciale, tutto intorno vetrine, bar, pubblicità, insegne, tavolini, una
piazza ideale per accogliere le Antigoni e il loro desiderio di raccontare
la città attraverso rapidi spostamenti a
piedi nudi su nuda terra portata in grembo ma anche sparsa per lasciare un
segno e per seppellire o rievocare
ricordi.
Sedute
su piccoli sgabelli ai lati, con alle spalle il pubblico, unite da un filo di
lana rosso, da un fare quotidiano sempre alla ricerca di relazioni
sussurrate, urlate ai microfoni fino a superare il rumore di fondo, fino
a farsi ammirare, fino a far riflettere chiunque volesse concedersi un attimo
di respiro.
Di nuovo abbiamo ambientato La città di
Antigone in uno spazio museale, privo di convenzioni, pieno di vigore e
leggibilità storica e architettonica, i Voltoni del Guazzatoio di Parma. Uno
spazio del suono, dell’immagine, della parola, della luce capace di supportare
una nuova creazione teatrale, capace di creare un paesaggio interiore che
amplifica e diversifica la condizione ricettiva del pubblico. Due luoghi di
rappresentazione completamente diversi che
rafforzano l’idea che è possibile proiettare sulla totalità degli spazi
pubblici, privati, agibili, agiti il senso e la nozione di luogo di spettacolo
e di teatro dei luoghi.
Mario Fontanini
Foto Stefano Vaja
Nessun commento:
Posta un commento